Carlo Fabbri, medico, con la passione per la bicicletta e per 20 anni medico federale nel ciclismo racconta quanto sia diffuso il doping anche a livello amatoriale. E i carabineri del Nas scendono nei particolari.«Perché - spiega il capitano Marco Vetrulli, comandante del Nas dell’Umbria - si crea una dipendenza, non fisica, ma psicologica dalla sostanza per la smania della prestazione». Vetrulli ha parlato ieri pomeriggio alla Sala della Partecipazione del consiglio regionale dove Regione, Coni e Ussi hanno organizzato un incontro dibattito sul doping con la presentazione del libro (Maya idee edizioni) «Il doping e le sostanze dopanti».
Ancora Vetrulli: «I rischi ci sono, soprattutto per i giovani.
Per questo, per esempio, come Nas, con la Asl 2,stiamo entrando nelle scuole, per spiegare, per far capire. Non solo che si deve partecipare per giocare e divertirsi, ma che non vale la pena di rovinarsi la salute per vincere. L’Umbria? Non sfugge al trend nazionale. Noi controlliamo palestre, amatori, dilettanti e professionisti. Il mercato dell’acquisto delle sostanze dopanti, si sviluppa soprattutto in internet. Chi usa, consiglia e commercializza le sostante è molto avveduto nei contatti: non usa più il telefonino, parla tramite Skype o Facebook».
Si parte con gli integratori, si arriva a fiale e pasticche e dal Nas spiegano: «A volte, gli integratori, sono prodotti che non si capisce bene che vantaggi concedano. Ma chi crede di conoscerli bene, per esempio, dice agli amici di prendere i prodotti spagnoli». Evidentemente tanto buoni da andare al di là dell’integratore puro e semplice.Il mercato on-line lo tengono in mano Russia, i paesi della ex Jugoslavia. «Ma anche il Sud America e la Cina», aggiunge il dottor Fausto Bartolini, direttore del dipartimento di assistenza farmaceutica della Asl 4 che è tra gli autori del libro presentato ieri. «I numeri del doping? Difficile farli.
Gli unici studi- spiega Bartolini- dicono che ci sono statistiche non su dati epidiemologici, ma da interviste mirate.
E dicono che c’è una fascia tra il 23 e il 30% degli intervistati che fanno sport che hanno detto di farne uso. Un problema anche tra gli adolescenti. Adesso c’è anche la mafia in prima fila, secondo quanto individuato da Libera. Che si butta sul mercato nero dei farmaci dopanti». L’ultima frontiera è il doping genetico, dopo quello ematico (l’epo) e quello legato all’uso di steroidi.
Ma tra gli sportivi della domenica, vanno anche i cocktail. Secondo gli esperti umbri quasi non c’è disciplina immune. E il mercato degli amatori è un buco nero che fa paura.
Tant’è che qualcuno arriva a dire che, in Umbria, ci sono migliaia di persone a rischio. Di sportivi della domenica che truccano la prestazione e rischiano la pelle. Carlo Fabbri racconta: «Una volta mi è capitato di aiutare un ragazzo che aveva perso le capacità di procreazione perché prendeva farmaci per fare sport. L’abbiamo rimesso a posto, ma l’esempio chiarisce i rischi che si corrono.
E qualche pomeriggio fa, proprio mentre andavo in bici, ho trovato una persona che girava con la mascherina che limita la ventilazione per caricare meglio i globuli rossi. Le palestre? Guardate che tutti quei muscoli alla fine sono pieni d’acqua e basta, quei muscoli sono più grandi non più efficienti. I rischio del doping? Dall’ipertensione all’infarto fino ai danni legati dall’uso di testosterone. Attenzione, io non voglio accusare a caso o fare di tutta un’erba un fascio. Dico che anche l’amatore, di qualsiasi sport, quando si mette un numero sulle spalle, rischia di rimetterci la salute. Mi chiedo a cosa serva usare ormoni o cortisonici se non si è malati?».
Il doping diventa un nemico strisciante non solo dei professionisti. Tanto che Coni e Asl 4 stanno inviando una lettera a scuole, palestre e farmacie per dire che il doping fa male. Ma nella parole di Valentino Conti, presidente regionale del Coni, ci sono parole che fanno paura: «Il doping è aumentato, soprattutto, a livello amatoriale. E questa problematica viene ancora poco recepita dal mondo sportivo».
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