Capacità di concentrazione e perseveranza e i record olimpici e paralimpici cadono. Per la scienza il limite umano è una questione di testa!
Gli stessi giochi paralimpici di Londra 2012 sono un esempio, dove si può ammirare la grande forza mentale di questi atleti prima ancora che le capacità atletiche. Quello che più colpisce di queste persone non è tanto la qualità del gesto atletico che riesce a essere elegante e funzionale nonostante le disabilità, quanto la sua intensità: la loro grande capacità di concentrazione, di trasfigurare emotivamente nello sforzo di gara è impressionante.
Ma lo si capisce solo alla fine, quando la tensione si scioglie e tutti si lasciano andare in pianti a dirotto o in sonore risate, o in tutte e due le cose insieme. È impossibile non ritrovarsi stanchi e commossi con loro: coinvolgono come e più degli atleti olimpici, che pure ci hanno fatto saltare sui divani per incitarli a tenere duro e arrivare in fondo non solo per vincere ma anche per superare il record. La gioia di veder spostare i limiti umani un po' più in là che ci contraddistingue tutti, senza esclusione. "Quello che più colpisce degli atleti paralimpici, oltre alla cura del fisico, sono le qualità intellettuali, come la perseveranza e la capacità di concentrazione"
Lo conferma anche una società di ricerca italiana myKonsulting, unica nel genere in grado di eliminare i blocchi della persona (che derivano da esperienze di vita limitanti o da informazioni genetiche ereditate) contemporaneamente su tutti i piani: da quello Fisico, Emotivo, Mentale per arrivare a quello Energetico.
Allenando il Sistema Nervoso e realizzando nuovi e più efficienti percorsi Neurologici. La possibilità incredibile è quella di raggiungere praticamente un potenziale illimitato, semplicemente grazie ad un po' di sana ginnastica.
Lo stesso concetto era stato espresso anche in occasione delle olimpiadi, quando si discuteva dell'eventualità che alcuni record cadessero e in particolare quelli che sembrano più vicini al limite umano come le gare di velocità dell'atletica. Alla fine ci ha pensato Bolt a dimostrare che il limite non è stato raggiunto nei 100m e 200m piani e che lui potrebbe ancora battere se stesso. Il dubbio però rimane: si tratta di un avvicinamento a un limite o è solo una questione di asticella da spostare ogni volta un po' più in là?
Secondo Roger Bannister, neurologo inglese e primo a correre il miglio in meno di 4 minuti "l'organo critico per i record non è il cuore e neppure i muscoli, bensì il cervello". E la scienza sembra dargli ragione. Kevin Thonsmpson, medico dello sport alla Northumbrian University, in Gran Bretagna, ha indotto dei ciclisti a pedalare su cyclette davanti a uno schermo sul quale correvano due avatar: uno rappresentava la migliore prestazione raggiunta dal ciclista, l'altro quella in corso. Lo scopo era stare al pari del proprio record. In realtà il primo avatar andava a una velocità dell'1% superiore a quella del primato. Ma i ciclisti sono riusciti tutti a eguagliarlo, battendo il proprio record.
Che cosa limita dunque la velocità degli atleti: corridori, nuotatori e ciclisti?
Jo Corbett, dell'università di Portsmouth, sempre in Gran Bretagna, ipotizza che il cervello tenga a riserva parte del carburante e impedisca all'atleta di esaurirlo. La competizione fa il miracolo. Ma non i soldi: secondo quanto hanno appurato gli scienziati l'invito a battere il limite in cambio di denaro non ottiene infatti lo stesso effetto.
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