
Maxinchiesta sul doping a Torino: finita tra le 12 persone indagate, la madre della giovane 15-enne che dopava la figlia per farla primeggiare nello sport. La triste vicenda avveniva in una famiglia del Comasco. Per comprendere con quale spirito in quella famiglia si affrontasse l'attività sportiva è sufficiente ascoltare le intercettazioni al telefono mentre parla delle prossime gare di nuoto: "Deve vincere".
Voleva aiutarla a primeggiare nelle gare di nuoto, quelle sociali, le provinciali, poi sempre più su: regionali, nazionali e sperava in una carriera fulminea. Una speranza alimentata da qualche successo che dimostrava come l' epo funzionasse. «Singolare spaccato del nostro Paese anche dal punto di vista etico», ha commentato ieri il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, Tra gli inquirenti - come riporta la Provincia di Como - è già stata soprannominata "mamma doping". Una madre in grado di arrivare a ordinare anabolizzanti su internet perché "mia figlia non può arrivare seconda".
E' risultata la più giovane tra i presunti dopati scoperti dai Nas di Torino e dai magistrati della Procura piemontese che non vuole fornire il nome della madre per tutelare la figlia.
Una vittima di un "singolare spaccato del nostro Paese anche dal punto di vista etico, lo definisce il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello.
Nella maxi inchiesta sul traffico di sostanze proibite nel mondo dello sport dilettantistico intanto sono finiti dodici nominativi comaschi. Nomi inaspettati come quello della madre della giovane nuotatrice, accusata di essere da mesi in contatto con i pusher del doping da somministrare alla figlia di soli 15 anni, con la complicità di un preparatore atletico.
Sono finiti nella rete anche preparatori atletici come Davide Ardigo Alfred Posca, 41enne comasco con studio in via Tazzoli a Carugo, arrestato perché considerato uno dei pusher per aspiranti dopati.
Oltre cento indgati fra atleti, ex atleti, medici, farmacisti, direttori sportivi e infermieri, dei quali dodici sono stati arrestati. Fenomeno diffusissimo, dice, con questa vetta dei genitori che provvedono al doping dei figli.
Spunta il caso a Torino ma era già successo in passato, a Padova, dove fu un papà a balzare all' onore delle cronache non proprio sportive per aver accompagnato la propria bimba, anche quella nuotatrice, a fare una trasfusione di sangue in vista dei campionati in piscina. Va detto che il Tribunale della città veneta, lo scorso 19 settembre, ha assolto tutti. Ma Guariniello e il pm Gianfranco Colace sono andati ben oltre alla storia dell' epo alla ragazza.
Fra gli arrestati e perquisiti c' è un primatista nazionale di culturismo, Gianfranco Fiume, terzo agli europei, che avrebbe venduto sostanze proibite oltre naturalmente a farne uso; c' è un ex campione mondiale di ciclismo amatoriale, Silvio Schiari; ci sono sei ciclisti di una formazione amatoriale, la Miccoli di Alpignano (Torino), fra le più competitive del Piemonte, che è stata così falcidiata dall' inchiesta; ci sono pure due infermieri (altri due sono indagati), uno dell' ospedale Mauriziano del capoluogo piemontese e uno di Salerno, i quali avrebbero sottratto dagli armadietti dei nosocomi le sostanze dopanti per rivenderle all' esterno; e due commercianti, dei quali uno trafficava anabolizzanti via Internet, globalizzando così il commercio, con acquisti in Romania, Polonia, Grecia. «Servirebbe una Procura internazionale antidoping», ha alzato il tiro Guariniello.
Fra gli indagati anche un nuotatore italiano che partecipò alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, Andrea Oriana, e l' ex portiere del Legnano, Andrea Diminutto. Seimila le confezioni di farmaci sequestrati ieri, fra testosteroni, viagra, epo e nandrolone. Alla base dell' inchiesta centinaia di intercettazioni. Fra le altre quella di un' infermiera che parla con il suo fidanzato, un body builder: «Ti ho fatto la spesina», gli dice.
A parte Posca gli altri sono accusati di ricettazione. E di frode sportiva.
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