Tour de France 2011 a Evans, segnale importante per chi fa uso di doping!

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Cadel Evans, primo australiano a vincere il Tour de France, festeggia a Parigi e da un segnale positivo del ciclismo al mondo del doping.
Cadel Evans, 34 enne infatti nella sua lunga carriera non è mai stato sfiorato dai sospetti, mai una volta in odor di doping. Il suo passaporto biologico, come attesta l'Uci, è indenne da macchie. Non è poco in un ciclismo che, fino a una settimana fa, parlava solo dei guai di Contador che, tra pochi giorni, per la vicenda della bistecca al clenbuterolo, ad Agosto dovrà presentarsi di fronte al Tribunale internazionale.

Dell'australiano piace anche la sua schiettezza, per quel suo modo di esporsi senza paura, di mettere la faccia al vento quando gli altri si nascondono nella pancia del gruppo. Paradossalmente, Il Tour l'ha vinto quando Andy Schleck ha fatto l'impresa del Galibier. Ad un certo punto sull'Izoard la fuga del lussemburghese sembrava prendere una consistenza d'altri tempi. Minuti su minuti. E nessuno si muoveva.
«E' stato in quel momento che ho capito che dovevo muovermi», dice Evans con quella sua bella faccia ingenua e sincera. «Ho capito che se non mi fossi preso le mie responsabiltà, e sgobbato anche per gli altri, avrei perso il Tour...».
Non è tipo da proclami, Evans. E anche sul doping, lui che è cresciuto alla scuola del professor Aldo Sassi, evita di fare il cavaliere senza paura. «Non so se il ciclismo è più pulito..Posso dire che io cerco sempre di essere un esempio in corsa e fuori. Ho delle responsabilità soprattutto verso i giovani. Se io sono dopato, io che vinco il Tour, darò a tutti l'idea che sia giusto vincere così. Invece questa idea non deve passare. Nè oggi, nè domani, nè mai più...».

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